Riforma costituzionale, votare “NO” con fermezza e convinzione è l’unica strada per tutelare la democrazia e la sovranità popolare dai deliri onnipotenti di Renzi.
Quella che abbiamo di fronte è una riforma senza anima, di cui non si comprendono le finalità né i vantaggi per i cittadini.
La nostra Costituzione, quella scritta tra gli altri da Calamandrei, Togliatti, Einaudi, La Pira, non è un elastico che si può tirare per affermare il potere, o meglio la visione totalitaria, di un leader come Renzi non legittimato dal popolo. Cambiare la Costituzione italiana, mutare radicalmente lo scheletro del sistema politico istituzionale del nostro Paese e l’insieme delle regole imprescindibili del nostro vivere civile, non può essere un gioco.
Si deve partire da idee chiare ed avere obiettivi precisi da raggiungere.
Le riforme, e nel particolare quella che i cittadini saranno chiamati a votare con il referendum il 4 dicembre, devono essere chiare e dare risposte eliminando gli sprechi, velocizzando l’approvazione delle leggi assicurando la vicinanza dello Stato alle nostre comunità.
Una riforma degna di essere chiamata tale se decide che il Senato non serve più deve avere il coraggio di abolirlo in toto.
Con Renzi, invece, il Senato resta tal quale con la sola differenza che i cittadini non sceglieranno più i suoi componenti.
Il che tradotto in soldoni significa che il risparmio sbandierato non c’è.
Basti pensare che la spesa complessiva del Senato oggi è di circa 500 milioni di euro e il risparmio stimato si aggira intorno ai 40 milioni di euro.
Vogliamo “riformare” l’Italia?
Snelliamo le procedere e garantiamo che le leggi siano approvate in tempi rapidi per dare ai cittadini e alle imprese strumenti immediati con cui operare. Questo dovrebbe fare una riforma sensata.
Questo non fa la riforma Renzi – Boschi inaccettabile anche perchè approvata da un Parlamento parzialmente illegittimo così come dichiarato dalla Corte Costituzionale che ha bocciato il porcellum.
Si tratta di una riforma incomprensibile perché, come hanno ben sottolineato il presidente emerito della Corte Costituzionale De Siervo, e con lui altri costituzionalisti, si riduce ad uninsieme di caotiche previsioni tra l’altro di difficile attuazione.
Non è data nella storia delle Costituzioni contemporanee una carta scritta dal Governo che, oltre a proporre la riforma, ha anche ucciso il dibattito parlamentare a colpi di fiducia.
Non è un aspetto marginale perché per noi liberali la forma sottende la sostanza. E la sostanza di questa forma è una Costituzione schiacciata sulla preminenza dell’esecutivo rispetto alla rappresentanza.
Per queste ragioni noi diciamo con fermezza NO:
- No perché non si cambia la Costituzione con un colpo di mano di una finta maggioranza;
- No perché quella italiana era la Costituzione di tutti;
- No perché il referendum non potrà sanare né compensare un vizio d’origine;
- No perché la Costituzione deve unire e non dividere;
- No perché il combinato disposto con la legge elettorale porta a un premierato assoluto;
- No perché saltano pesi e contrappesi;
- No perché il nuovo Senato è solo un pasticcio;
- No perché non funziona il riparto di competenze Stato-Regioni-Autonomie locali;
- No perché si sostituisce il centralismo al pluralismo e alla sussidiarietà, e si crea inefficienza;
- No perché non si valorizza il principio di responsabilità