Expo 2015, Zingaretti ha trasformato un’occasione di rilancio nella sagra degli errori

Zingaretti ha mantenuto la sua promessa e ad Expo Milano 2015 ha portato il Lazio come non lo abbiamo mai visto. Un Lazio così straordinario che non si trova neanche sulle cartine geografiche. La partecipazione della nostra regione ad Expo doveva essere un’occasione per mettere in mostra le eccellenze che tutti i territori rappresentano, doveva essere il momento per diffondere la cultura enogastronomica e turistica del Lazio. Il risultato, invece, è solo una grande ed assoluta confusione come abbiamo avuto modo di evidenziare tramite il capogruppo di Forza Italia, Antonello Aurigemma, nel corso del consiglio regionale illustrando l’interrogazione presentata nella quale abbiamo chiesto i costi sostenuti dalla Regione per la partecipazione ad Expo 2015, le procedure seguite, nomi dei componenti della cabina di regia per Expo 2015 e le ragioni dei tanti errori commessi. E, soprattutto, perché a fronte di un investimento complessivo di oltre 7 milioni di euro lo stand del Lazio sia finito nei meandri più oscuri del padiglione Italia. Basta pensare che sulla “Mappa delle eccellenze del Lazio”, che dovrebbe indicare per ogni prodotto di qualità il luogo di produzione non c’è un numero che corrisponde. Oggi chi si reca ad Expo e visita lo stand del Lazio saprà che l’Acqua di Rieti e il pane di Veroli si producono a Castelforte, che la nocciola di Rieti nasce a Latina, che i salumi di Rieti sono prodotti a Monte San Biagio, che il pane di Genzano è prodotto a Gaeta, che la spinata romana è vessillo gastronomico di Sperlonga, che la mozzarella di bufala dell’agro pontino si produce ad Amaseno, la porchetta di Ariccia finisce a Formia, il vino dei Colli Lanuvini a Acquapendente, la trota reatina a Gaeta, il pangiallo romano a Frosinone, il pane di Veroli a Formia e il cacio romano a Viterbo. E non continuiamo con il lunghissimo elenco solo per decenza. Zingaretti ha confuso, ha mischiato, è stato quello che un presidente di Regione non dovrebbe mai essere: superficiale. Non ha contribuito all’impegnativo tema della vetrina internazionale ma ha civettato con il banale trasformandoci in anonimi pezzi in un contesto dove tutto è eccezionale. Grazie a Zingaretti il Lazio si è presentato come scolaretto che ha studiato il tema sui Cirannini e anche male. Come al solito il presidente ha creato uffici appositi, si è lasciato andare a grandi entusiasmi ed ha presentato un Lazio che esiste solo nella sua immaginazione. Un Lazio confuso nelle eccellenze ed amputato geograficamente. Tanto che ha dimenticato le isole dell’arcipelago pontino nella rassegna video che la Regione, in concomitanza di Expo 2015, ha realizzato per esplorare Roma e il Lazio e far scoprire il nostro patrimonio naturale, architettonico, storico. Una omissione imperdonabile e su cui abbiamo presentato una interrogazione a risposta immediata per comprendere da Zingaretti se si sia trattato di una scelta, se i video delle isole pontine siano in via di definizione, le ragioni per cui eventualmente sono state tagliate fuori da questa rassegna nonché quali siano i tempi per la presentazione integrale della rassegna. Schizofrenie inaccettabili figlie di un modo di fare politica ed amministrare che si basa sull’essere sommari e preferire gli slogan ai contenuti esponendo la nostra regione ad una brutta figura a livello internazionale che resterà indelebile nella mente di coloro che penseranno, a ragione, che il presidente Zingaretti non conosce neanche il territorio che con orgoglio dovrebbe rappresentare. Quello presentato ad Expo non è il Lazio come non lo abbiamo mai visto, ma è il Lazio come non lo vorremmo mai vedere.

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