Rapporto fondazione Gimbe, bocciata l’assistenza distrettuale della Regione Lazio

Prendo atto dei risultati allarmanti che emergono dal quarto Rapporto della Fondazione Gimbe sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, presentato oggi in Senato. In 10 anni sono stati tagliati 37 miliardi. Troppi livelli essenziali di assistenza sono garantiti solo sulla carta, per non parlare di sprechi, inefficienze e chiari segnali di privatizzazione. Mi soffermo in particolare sulle differenze fra alcune aree geografiche del Paese e sui singoli ambiti sanitari. Ebbene è l’area distrettuale a vedere il maggior numero di Regioni inadempienti sui LEA, a conferma di come siano sempre più evidenti le carenze dell’assistenza territoriale. Proprio in questo settore la Regione Lazio è fra quelle che segna il passo, facendo registrare un valore pari a 56,32%, inferiore alla soglia minima di adempimento, fissata al 60%. In questa graduatoria il Lazio fa peggio di Puglia e Abruzzo, collocandosi al sest’ultimo posto a livello nazionale. Da tempo denuncio gli scarsi risultati finora raggiunti nella sanità territoriale. Le scelte nella sanità non si fanno con la calcolatrice ma calandole sul territorio, rispondendo alle sue caratteristiche, avvicinando i servizi ai cittadini e non, come accade adesso, costringendoli a viaggi della speranza solo per fare una visita. Le nostre Asl danno spesso l’indicazione di recarsi in ospedale solo per le massime urgenze spiegando che esistono anche i medici di base e le strutture ambulatoriali sul territorio dedicate ai codici bianchi. Ma i risultati ad oggi non si sono visti. Non posso non constatare che l’assistenza territoriale è quasi sempre insufficiente, scarsamente capillare e poco conosciuta laddove esiste. La sanità che funziona è quella capace di rispondere alle esigenze dei cittadini con immediatezza e rapidità. Un’amministrazione efficiente funziona se è in grado di organizzare i servizi rendendoli vicini ai cittadini e non irraggiungibili. Solo con una nuova programmazione si può pensare di migliorare l’offerta sanitaria. Consiglierei all’assessore Alessio D’Amato di dedicare meno tempo agli annunci ed ai proclami e di ripensare ad un nuovo modello di sanità. I nostri cittadini necessitano di cure adeguate e di una presenza capillare, sotto il profilo dei servizi e delle prestazioni sul territorio. Spiace rilevare che D’Amato e Zingaretti non sembrano rendersi conto della gravità di questa situazione. Sono i cittadini che pagano sulla loro pelle i disservizi. E la realtà dimostra che gli utenti della sanità laziale sono sottoposti ad un autentico calvario.
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